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di: redazione
14/5/2020
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Il lavoro di chi cura un briefing come Good Morning Italia è un lavoro di “content curation”, per dirla in gergo anglofilo. “Cura del contenuto”, se vogliamo tradurlo.

Ordinare e dare struttura alle notizie – scrive Joshua Benton, direttore del Nieman Lab – è il senso del lavoro del curatore. Ed è anche quello che, prima della diffusione massiccia di Internet, era un lavoro appaltato pressoché esclusivamente ai giornali”.

La Rete, così come funziona ora, ha almeno in parte “smantellato” questo appalto, che oggi è messo in atto attraverso strumenti diversi, tra cui le newsletter, incaricate di selezionare le news, attraverso uno o più criteri di rilevanza. Obiettivo finale: rendere il lettore (che magari è anche un abbonato alla testata, oltre che alla newsletter) più informato perché meglio informato.

Se siete arrivati fin qua, probabilmente vi potrebbe venire in mente di chiedervi dov’è che vogliamo arrivare esattamente. La risposta è che no, non abbiamo intenzione di tenere un corso di “Teoria e tecnica della newsletter”. Invece, da qualche tempo stiamo lavorando sul concetto di personalizzazione. Cioè immaginare e poi fare, combinando strumenti tecnologici e lavoro giornalistico, un briefing sempre più a misura di ogni nostro abbonato.

Ragionando su questo tema, quindi, non poteva passare inosservata la notizia che l’ammiraglia delle newsletter del New York Times, “The Morning” sarà affidata a una firma di rilevo del giornale, David Leonhardt, che nell’annuncio dato dal giornale è presentato come “padrone di casa e conduttore” della newsletter.

Sì, il linguaggio è proprio quello di una trasmissione televisiva – richiama i noti “morning show” trasmessi da varie emittenti negli Usa e nel mondo – e può sembrare curioso per un prodotto digitale, dove non vediamo il volto e non sentiamo la voce del curatore.

Il motivo, come argomenta Benton, è che una newsletter che funziona – a maggior ragione in un mercato che ne è estremamente ricco – non può prescindere dall’ingrediente “umano”. Portare la metafora del conduttore e dello spettatore è un modo per sottolineare che l’obiettivo da raggiungere (o da rafforzare) è il legame personale tra il curatore e il lettore. Attenzione: non come protagonismo del primo, ma, al contrario, tenendo come centro le richieste del lettore, quelle che lo portano a fare clic e aprire la mail. E se va bene, a fare ancora clic e leggere gli articoli suggeriti.

Questa è una ricetta più adatta – ma in termini di risultati lo vedremo ovviamente meglio con il tempo – a una grande testata, ma è un segnale interessante della direzione in cui sta progredendo questo settore: io curatore seleziono per te il meglio, sempre di più, in modo sempre più raffinato, diversificando le strategie con cui lo faccio. Mi sintonizzo con te per essere più efficace.

E su questo tipo di strategia stiamo studiando e lavorando tanto anche noi in questo periodo. Ne riparleremo ancora, presto.

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