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Empatia e tecnologia: la ricetta di Dario Melpignano, ad di Neosperience

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di: redazione
17/11/2020
Empatia e tecnologia: la ricetta di Dario Melpignano, ad di NeosperienceEmpatia e tecnologia: la ricetta di Dario Melpignano, ad di Neosperience

Dopo le interviste a Benedetta Arese Lucini, Diva Tommei, Alberto Dalmasso e Andrea Santagata, questa settimana incontriamo un altro abbonato di Good Morning Italia: Dario Melpignano, amministratore delegato di Neosperience.

Si possono mettere insieme, lavorarle come fossero ingredienti dello stesso impasto, empatia e tecnologia? La risposta è sì, secondo Dario Melpignano, 30 anni di esperienza nel settore digitale, oggi alla guida di un’azienda che si occupa di progettare soluzioni digitali “empatiche”, appunto, per acquisire nuovi clienti e gestire le relazioni con quelli esistenti.

“Il lavoro che facciamo in Neosperience – spiega Melpignano – è infondere empatia nella tecnologia e penso che questo sia proprio figlio della cultura del Mediterraneo. Pensiamo alla trasformazione digitale come un modo per superare i luoghi comuni, utile a creare relazioni continuative, dirette con i clienti, senza bisogno della costante mediazione delle Big Tech. In un certo senso, come fate anche voi di Good Morning Italia”.

Com’è il settore digitale visto dal punto di osservazione di un’azienda italiana di software con 200 collaboratori?

“Ricco di opportunità perché i colossi non riescono ad avere con i propri clienti lo stesso grado di intimità che possiamo avere noi. Di certo, le Pmi nostrane hanno il limite nella capacità di fare massa critica, ma hanno anche il grande valore di sapersi adattare. In fondo, noi discendiamo, appunto, da piccoli mammiferi che sono riusciti, diversamente dai grandi dinosauri, a sopravvivere a un asteroide e a evolversi fino… a inventare questo strumento grazie al quale ora stiamo facendo questa videochiamata. Diciamo che noi contribuiamo ad alimentare una certa brand diversity nel settore e che, dato il periodo, abbiamo davanti una bella sfida, sia come tipo di azienda sia sul fronte del dare un contributo a colmare il gap di empatia della nostra specie”.

Che tipo di software realizzate?

“Sono sistemi basati sull’intelligenza artificiale che permettono di umanizzare i touch point digitali. Colgono i dati psicografici dei clienti e modellano i contenuti in base alle loro necessità – per esempio, un’alta o bassa cognizione. Facciamo fare loro quello che farebbe un buon venditore: capire i bisogni dei clienti e trovare le risposte e le modalità più adatte per soddisfarli. Tra i vantaggi di tutto questo c’è anche il fatto di far risparmiare tempo al cliente stesso e questo credo sia il ‘bene supremo’ in quest’epoca. In fondo, è la stessa cosa che fa Amazon, grazie alla sua efficienza logistica, oppure Google che ci permette di trovare ciò che cerchiamo sul motore di ricerca anche digitando parole sbagliate. Anche queste sono forme di empatia”.

Cambiando tema, che libri ci sono oggi sul suo comodino?

“Il primo è ‘Il Cuore Saggio’ di Jack Kornfield, che ha la capacità di verbalizzare un tema molto difficile come la psicologia buddista. L’altro è ‘Il discorso dell’odio’ di André Glucksmann, che credo sia una lettura adatta per noi che pensiamo di sapere tutto, che il male non esiste e che invece necessitiamo di fare un atto di umiltà riguardo a una visione antropocentrica del mondo che non esiste più”.

La sua routine del mattino?

“Sveglia alle 5 e prima colazione, informata dalla lettura dei Kindle Highlights riproposti dall’app Readwise, che adotta tecniche di spaced repetition per aiutare l’apprendimento anche da parte di chi ha la memoria di un pesce rosso, come me. Poi due minuti di acquisti compulsivi su Wish.com per attivare il circuito della dopamina senza rischiare conseguenze troppo serie. Scorsa dei titoli delle principali testate italiane e americane, per sincerarmi che nella notte non sia venuto giù il mondo. Lettura dei post più rilevanti di Medium per sentirmi più intelligente e un’ora di studio e aggiornamento per cominciare a fare sul serio. Quindi la lettura di Good Morning Italia e di qualche approfondimento fra quelli proposti. Sono un abbonato storico, direi proprio dai primissimi tempi e apprezzo il colpo d’occhio globale e la sensazione di avere una buona panoramica generale. Solo una cosa: anche se di norma siete abbastanza puntuali, ci tenevo a farvi sapere che quando il briefing arriva dopo le 7.15, mi viene un po’ l’ansia. Poi, lockdown permettendo, per le 8 vado in ufficio. E inizia il cinema”.

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